Punto di riferimento per più generazioni

Non solo per l'abito che portava

Era entrato in seminario a dieci anni su suggerimento di don Gino Piccio, allora viceparroco di Grazzano, dove la sua famiglia si era trasferita nel ‘44, lasciando Oltreponte, nell’epoca dei bombardamenti. «In seminario ci sono andato con un amico - raccontò in un’intervista - ero chierichetto e mi piaceva molto cantare; non avevo mai pensato di farmi prete, ma in queste cose il Signore ti prende lui».
Don Gigi Gavazza suonava la fisarmonica, amava la musica classica e i cantautori italiani, soprattutto Dalla, De Gregori, Guccini e Vecchioni. Se non avesse fatto il prete - diceva - sarebbe forse diventato un giornalista.
Ma soprattutto, il «Dongi» è stato - per l’abito, ma anche oltre l’abito che portava - uno dei personaggi che più hanno attraversato la storia sociale della nostra città, confrontandosi, senza risparmiarsi mai, con tutti i conflitti, generazionali e non, che hanno scosso le coscienze negli ultimi quarant’anni. E’ stato un punto di riferimento per tanti casalesi, suoi parrocchiani e non, credenti e non: c’è chi lo ricorda «fermissimo, irremovibile nei suoi principi, ma capace di grande misericordia, e per questo capace di aiutare tutti».
Anche negli ultimi anni, molti dei passi in avanti che si sono fatti, dal punto di vista dell’integrazione sociale a Borgo Ala e altrove, devono molto alla sua opera appassionata, instancabile, silenziosa. Don Gigi Gavazza lascerà un grande vuoto non solo nella Chiesa casalese, ma anche nella vita della città.
articolo di Marco Giorcelli

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