Quarant’anni dopo resta un manifesto di fede, di amore e di integrazione
Invocava il dialogo e metteva in guardia dal fanatismo
Invocava il dialogo e metteva in guardia dal fanatismo
Mentre mi accingevo a riordinare il mio archivio, per scrivere una storia degli anni ‘60, forse più come testimone che come storica, trovai una lettera di don Gigi Gavazza.
Scritta a macchina, su carta intestata del Seminario, negli anni in cui era Direttore a Casale.
Ho ritrovato nelle due paginette, che ho trascritto qui di seguito, la freschezza e la spontaneità di uno spirito libero, come egli si è sempre mostrato.
Don Gigi, pur sapendo di rivolgersi ad una contestatrice intransigente quale ero in quegli anni, non nascondeva le sue preoccupazioni. Con animo profetico invocava il dialogo e metteva in guardia dal fanatismo. Non divisione, ma discussione per capire e chiarire, anche convinzioni radicalmente opposte.
Comunanza di ideali per una società più giusta e liberatrice, senza dimenticare il grande progetto di Dio sull’uomo nella storia. Penso che, possa essere un “manifesto” di fede anche per l’oggi, quando si cerca più di dividere che di unire e l’amore per i poveri, gli esclusi di ogni tempo, sembra non essere più un segno di distinzione per il credente.
Le parole del cardinale Martini - dal libro di meditazioni, Sulle strade del Signore, Piemme, MI, 1985, p.66, parte della biblioteca del donGi - sono illuminanti per comprendere il rapporto tra fede e “rivoluzione” in quegli anni: Noi chiediamo di saperci, se necessario, privare dei nostri beni per darli ad altri, per arricchire i deboli, gli ultimi, i senza voce, così che si giunga ad una sorta di eguaglianza e ad un segno vivo di fraternità.
Maria Teresa Gavazza
Carissima Maria Teresa,
Ho ripensato le cose dette domenica scorsa. Non vorrei che ti sia fatta l’idea che le cose in cui credi ti dividano da me: ché anzi la discussione permette,di chiarire le proprie convinzioni. Ciò che tu ed i tuoi amici volete realizzare è nobile - è un ideale per cui vale1a pena di giocare qualche cosa di noi stessi. Ci sono cose che io non approverei, sul piano del metodo più che sul piano ideologico. Stai attenta soltanto a non diventare una dogmatica: è facile impazzire per un ideale che ci è costato molto fino al punto di dimenticare tutti i molteplici aspetti della realtà. I fanatici sono di tutti i tempi: e ciò che ti farebbe soffrire di più sarebbe per te finire dove non vorresti mai finire, cioè nel fanatismo. Metti in crisi attraverso alla riflessione e al dialogo le tue convinzioni. Soprattutto, una cosa mi è rimasta un po’oscura: nel tuo discorso, non ho mai notato un riferimento a Dio. Pensi che il lavorare per migliorare la società
non si inserisce forse nel più profondo e radicale desiderio dell’uomo di "entrare in comunione con Dio e con i fratelli"? e allora il discorso religioso che posto occupa in queste realizzazioni? Ti dico questo perché certi episodi di antireligiosità emersi negli ultimi avvenimenti universitari non penso ti abbiano trovata consenziente. Perché “nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam”: io credo proprio che in tanto l’uomo costruisce la città terrena in quanto il Signore lavora con lui, anche se non credente.
Comunque, “inguaribile sorella” , mentre tu pensi a prenderti a botte con la polizia e ad occupare le Università, io, novello Mosé, starò sul monte a pregare perché il popolo in lotta realizzi le sue vittorie!
Ciao e saluta i tuoi amici rivoluzionari.
tuo don Gigi
Caro don Gigi,
quanto ci manca la tua profezia che ci aiutava a guardare lontano, nel cuore di Dio; e vicino, nel cuore degli uomini!
Ero affascinato per quello che dicevi e per quello che facevi, per la forza d’animo che ti sosteneva nonostante tanti problemi di salute.
Quando parlavi del “mio Signore” c’era la fede ardente, del sacerdote saggio e maturo che aveva conservato il cuore di fanciullo. I tuoi consigli venivano dall’esperienza e dal cuore. Sono quasi tre anni da quando ci hai lasciato e penso che la strada dove tu cammini è bella, con grandi orizzonti, vedute meravigliose e una gioiosa speranza.
Anche dal Cielo ci segni ancora la strada e ci dai forza e coraggio. Ci fa bene ripensare alla concretezza della tua visione disincantata e fedele, al tuo amore per la Chiesa, alla dedizione per i piccoli, i poveri, gli umili. Grazie.
d.p.
Scritta a macchina, su carta intestata del Seminario, negli anni in cui era Direttore a Casale.
Ho ritrovato nelle due paginette, che ho trascritto qui di seguito, la freschezza e la spontaneità di uno spirito libero, come egli si è sempre mostrato.
Don Gigi, pur sapendo di rivolgersi ad una contestatrice intransigente quale ero in quegli anni, non nascondeva le sue preoccupazioni. Con animo profetico invocava il dialogo e metteva in guardia dal fanatismo. Non divisione, ma discussione per capire e chiarire, anche convinzioni radicalmente opposte.
Comunanza di ideali per una società più giusta e liberatrice, senza dimenticare il grande progetto di Dio sull’uomo nella storia. Penso che, possa essere un “manifesto” di fede anche per l’oggi, quando si cerca più di dividere che di unire e l’amore per i poveri, gli esclusi di ogni tempo, sembra non essere più un segno di distinzione per il credente.
Le parole del cardinale Martini - dal libro di meditazioni, Sulle strade del Signore, Piemme, MI, 1985, p.66, parte della biblioteca del donGi - sono illuminanti per comprendere il rapporto tra fede e “rivoluzione” in quegli anni: Noi chiediamo di saperci, se necessario, privare dei nostri beni per darli ad altri, per arricchire i deboli, gli ultimi, i senza voce, così che si giunga ad una sorta di eguaglianza e ad un segno vivo di fraternità.
Maria Teresa Gavazza
Carissima Maria Teresa,
Ho ripensato le cose dette domenica scorsa. Non vorrei che ti sia fatta l’idea che le cose in cui credi ti dividano da me: ché anzi la discussione permette,di chiarire le proprie convinzioni. Ciò che tu ed i tuoi amici volete realizzare è nobile - è un ideale per cui vale1a pena di giocare qualche cosa di noi stessi. Ci sono cose che io non approverei, sul piano del metodo più che sul piano ideologico. Stai attenta soltanto a non diventare una dogmatica: è facile impazzire per un ideale che ci è costato molto fino al punto di dimenticare tutti i molteplici aspetti della realtà. I fanatici sono di tutti i tempi: e ciò che ti farebbe soffrire di più sarebbe per te finire dove non vorresti mai finire, cioè nel fanatismo. Metti in crisi attraverso alla riflessione e al dialogo le tue convinzioni. Soprattutto, una cosa mi è rimasta un po’oscura: nel tuo discorso, non ho mai notato un riferimento a Dio. Pensi che il lavorare per migliorare la società
non si inserisce forse nel più profondo e radicale desiderio dell’uomo di "entrare in comunione con Dio e con i fratelli"? e allora il discorso religioso che posto occupa in queste realizzazioni? Ti dico questo perché certi episodi di antireligiosità emersi negli ultimi avvenimenti universitari non penso ti abbiano trovata consenziente. Perché “nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam”: io credo proprio che in tanto l’uomo costruisce la città terrena in quanto il Signore lavora con lui, anche se non credente.
Comunque, “inguaribile sorella” , mentre tu pensi a prenderti a botte con la polizia e ad occupare le Università, io, novello Mosé, starò sul monte a pregare perché il popolo in lotta realizzi le sue vittorie!
Ciao e saluta i tuoi amici rivoluzionari.
tuo don Gigi
Caro don Gigi,
quanto ci manca la tua profezia che ci aiutava a guardare lontano, nel cuore di Dio; e vicino, nel cuore degli uomini!
Ero affascinato per quello che dicevi e per quello che facevi, per la forza d’animo che ti sosteneva nonostante tanti problemi di salute.
Quando parlavi del “mio Signore” c’era la fede ardente, del sacerdote saggio e maturo che aveva conservato il cuore di fanciullo. I tuoi consigli venivano dall’esperienza e dal cuore. Sono quasi tre anni da quando ci hai lasciato e penso che la strada dove tu cammini è bella, con grandi orizzonti, vedute meravigliose e una gioiosa speranza.
Anche dal Cielo ci segni ancora la strada e ci dai forza e coraggio. Ci fa bene ripensare alla concretezza della tua visione disincantata e fedele, al tuo amore per la Chiesa, alla dedizione per i piccoli, i poveri, gli umili. Grazie.
d.p.
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