dalla lettera del Parroco “Dio ci ha provato…”, dicembre 2002

Carissimi parrocchiani ed amici,
vi meraviglierete del titolo della mia lettera. Volevo dire in parole semplici che cosa non dovrebbe essere il Natale per un cristiano.
Non è il “bambino” Gesù, anche se a Natale è facile incontrarci con l’immagine del bambino. Non possiamo pensare a Dio come a un eterno bambino che una volta all’anno viene ad attirare l’attenzione: e di fatto l’attira!
Non è il sentimentalismo ed il clima festaiolo che si respira per le vie della città: provate a chiederlo a quelli che Mercoledì 25 si sederanno a tavola soli come un cane o con altri tre anziani come loro, felici di aver ricevuto una telefonata da qualche figlio o nipote “impegnati” in mangiate favolose… O chiedetelo a qualche cassintegrato FIAT o a qualche giovane sbandato in cerca dei 50 Euro per l’ultima bustina o a qualche famiglia irakena che si prepara a ricevere qualche dose di bombe intelligenti in casa (e nel frattempo, sono dieci anni che stringe la cinghia in nome della fedeltà al Raiss!).
Non è nemmeno una Messa di Mezzanotte rubata al cenone o al film con la morosa e partenza rapida per la montagna.
LUI CI HA PROVATO A FARE SUL SERIO L’“UOMO”.
Questo è il Natale. Dio si è innamorato della condizione umana: si è svuotato della Sua Divinità ed ha messo la Sua tenda accanto alle nostre tende di tutti i tempi perché nessuno potesse più bestemmiarlo dicendogli: «Tu non sai che cosa vuol dire ciò che sto vivendo io». LUI LO SA: perché dopo l’evento del Natale ogni uomo può essere Lui e nessuna situazione umana, bella o tragica, Gli è estranea, tranne il peccato.
Per questo motivo, la festa del Natale, pur conservando tutte le caratteristiche tradizionali, non deve perdere la sua originalità: è una festa tragica e contraddittoria, consolante ma anche eversiva. A Natale c’è già la Pasqua di Gesù: nasce come un fuoruscito perché la città con le sue luminarie e la sua scanzonata atmosfera non riesce a trovargli un alloggio. Lo riconoscono solo alcuni pastori: gente abituata a stare in mezzo all’illegalità perché per gli ebrei erano continuamente a contatto con animali impuri. Passano pochi giorni ed è costretto ad emigrare perché non è ancora nato che già minacciano di fargli la pelle. E pagano dei bambini e delle famiglie innocenti.
Qualcuno incomincia a chiedersi: «dov’era Dio?». Uno scandalo che attraversa la storia fino ai nostri giorni, così tormentati ed a volte incomprensibili.
Uno scandalo che tutti vorrebbero risolvere: ma Lui è dentro al dolore ed al malessere di ogni uomo. Per questo la gente non Lo vede.
Se almeno ci chinassimo su queste sofferenze! Se almeno ci indignassimo di fronte a queste ingiustizie! Se almeno ci strappassimo alle nostre false sicurezze ed al nostro perbenismo per sporcarci le mani con chi si pone queste domande! Per dirgli: «Non so risponderti ma provo a stare dalla tua parte per farti compagnia…».
QUESTO FORSE SAREBBE IL VERO NATALE…
Ci vorrebbe un supplemento di… santità e di speranza.
In questo anno che il Vescovo ha definito “Evasiano” per una ricorrenza speciale del nostro Patrono S. Evasio, tocca a noi cristiani accompagnare l’avventura di Dio che si fa uomo: per “esserci”. Noi dell’Addolorata, duecento anni fa, siamo nati, come parrocchia, proprio così. Vogliamo continuare? Buon Natale

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